Caro Gesù bambino...
Paolo (19/12/2012)   Torna indietro   Versione Stampabile   Condividi su facebook



Caro Gesù bambino, posso parlare un po' con te? Sono il somaro. Quello del presepe. Quello sempre vicino alla tua mangiatoia. Quello che la gente, per delicatezza, chiama asinello. Cosa devo dirti? Ti voglio ringraziare Gesù perché, anche quest'anno, come sempre, sono presente in tutti i presepi. Non è affatto una cosa scontata che una creatura umile come me non manchi mai in una scena così straordinaria, misteriosa, suggestiva, unica come il tuo presepe.
Ti voglio ringraziare perché questa mia presenza è certamente opera tua, altrimenti chi si sarebbe ricordato di un somaro come me? Lo sai, neppure gli evangelisti si sono ricordati di citarmi. Sì! Nessuno me lo leva dalla testa: sei tu che ogni anno fai questo miracolo. Perché? È da tanto che ci penso. Di tempo per pensare, mentre la gente ci passa davanti con gli occhi pieni di meraviglia e il cuore contento, ne ho tanto qui accanto a te.
Quest'anno ho capito. Lo so, ci ho messo troppo tempo, ma a me, che non ho fatto le scuole alte, per capire le cose ce ne vuole… Cosa ho capito? Adesso te lo spiego, caro Gesù. Il somaro chi è? È chi fa il lavoro di tutti i giorni, senza esigere niente più che una manciata di fieno e un secchio d'acqua. È chi fa i lavori umili e usuali -e spesso pesanti!- che se nessuno li facesse, sarebbe un guaio per tutti, anche per quelli che guardano il somaro dall'alto in basso. È chi non compare mai in prima fila e nei posti importanti.
È chi, quando ha fatto il suo lavoro, nessuno gli dice grazie, ma lui continua lo stesso a fare il suo lavoro. È chi, anche se non gli danno medaglie e premi, continua a tirare la carretta, lasciando agli altri meriti e gloria. Gesù bambino, non è così? Certo che è così! Ed ecco perché mi vuoi sempre vicino a te in tutti i presepi del mondo. Perché a te piacciono quelli come me, che non cercano soltanto le cose clamorose, luccicanti, da prima fila, ma accettano quelle umili, piccole -anche faticose ma vere!- di ogni giorno.
A te piacciono quelli che si caricano del peso degli altri. Gesù bambino, non sarò certo io a spiegarti come stanno le cose, ma, lasciamelo dire, se il mondo dovesse andare avanti con quelli che cercano soltanto le code che luccicano, da prima fila, da primo premio, si sarebbe fermato da un pezzo. Sono quelli come me a mandare avanti il mondo. Non ho ragione, Gesù bambino? Cosa dici? Parla più forte che ci sento poco.
Adesso ho sentito: l'ho detta grossa. Certo, a mandare avanti il mondo sono quelli come te. Scusami, Gesù bambino, ho parlato…da somaro. Però ti ringrazio lo stesso. Per un aspetto almeno ci somigliamo.