In occasione del bicentenario dalla nascita di Don
Bosco e dell’esposizione della Sacra Sindone nel Duomo di Torino, anche
noi giovani di Flambro e Mortegliano, assieme ad altri 300 ragazzi e
ragazze della Diocesi di Udine, abbiamo partecipato al pellegrinaggio
torinese organizzato dall’Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile.
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La struttura che ci ha dato ospitalità per la notte è stata il
Sermig (SERvizio MIssionario Giovani), complesso di edifici nei quali
durante la Seconda Guerra Mondiale venivano fabbricate armi, ed ora
diventato l’Arsenale della Pace per merito delle idee lungimiranti di
Ernesto Olivero. Nato inizialmente come gruppo missionario con l’intento
di cooperare con vari missionari sparsi nel mondo, questa struttura
apre oggi le porte a tutti coloro che abbiano bisogno di aiuto partendo
dagli stessi cittadini di Torino, ponendo gratuità e accoglienza come
cardini del modo di operare.
“La bontà è disarmante: pone la
persona prima di ogni altra ragione o interesse, considera
l’altro non come potenziale nemico, ma come qualcuno con cui
si può dialogare, fa incontrare gli uomini al di là delle diversità
e fa sentire la diversità come ricchezza per aiutare a
crescere.”
Da questa realtà abbiamo tratto molti insegnamenti da
poter concretamente mettere in atto nelle piccole opere di servizio che
svolgiamo nelle nostre parrocchie. La prima parola chiave è
“accoglienza”, non solo in senso materiale, ma come predisposizione a
guardare l’altro non come diverso e bisognoso, ma come qualcuno da
amare, aiutare e da cui essere aiutati. A volte abbiamo la presunzione
che “fare molto” significhi sempre “fare bene”; anche in questo caso il
Sermig ci ha dato un insegnamento importante stimolandoci a guardare
anche alla qualità delle nostre azioni: “il bene va fatto
bene”! Il cuore del nostro pellegrinaggio è stata la visita
alla S. Sindone, verso la quale ci siamo accodati per qualche ora
assieme a migliaia di altre persone come noi alla ricerca del volto di
Gesù. I sentimenti che hanno accompagnato questa lunga attesa hanno
risvegliato in noi l’immagine di un’escursione in montagna, dove la
fatica e la stanchezza vengono mitigate dal desiderio di arrivare in
cima e ripagate dal panorama spettacolare che la vetta regala. Giunti di
fronte alla S. Sindone ci siamo immersi in contemplazione in
un’atmosfera resa densa dalla Sua presenza. E’ bello riprendere le
parole del nostro Arcivescovo che ci ha trasmesso l’importanza di
conservare nel nostro cuore il volto di Gesù che abbiamo visto nella S.
Sindone e di cercare di ritrovarlo nel volto delle persone che ci stanno
vicino.
“La Scienza e la
Sindone”
Il nostro pellegrinaggio si è concluso alla grande
con la visita all’Oratorio di Don Bosco a Valdocco, un quartiere
periferico di Torino. Don Bosco ha costruito il suo oratorio partendo
dal niente, avendo a disposizione solo un semplice cortile dal quale è
partita la sua grande opera di educazione della gioventù. Tante volte ci
si lamenta per la mancanza di spazi, attrezzature, materiali e
strumenti all’interno di oratori e parrocchie; da Don Bosco abbiamo
capito che lo strumento fondamentale è la capacità di amare e di far
sentire amate le persone che noi animatori educhiamo.
In questo pellegrinaggio abbiamo
sperimentato anche noi in prima persona quell’Amore grande che Gesù
della Sindone, morto e risorto, ha voluto per noi: si è manifestato nel
bel legame che si è da subito creato tra noi ragazzi grazie alla
condivisione di momenti di crescita intensi, nella dedizione dei
sacerdoti che ci hanno accompagnato e guidato e sui volti dei quali
abbiamo intravisto la gioia nel vederci felici, nella fiammella di
spiritualità che si è ravvivata nei nostri cuori.