Coro Parrocchiale di Flambro
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La Festa dei Popoli
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Laura (08/01/2013)



“La Festa dei Popoli”, nel giorno dell’Epifania del Signore.

Duomo di Milano, 6 gennaio 2013

L’Arcivescovo Angelo Scola convoca in Duomo, nel giorno dell’Epifania i fedeli delle comunità di migranti cattolici insieme ai fedeli di Milano. Centinaia di uomini e donne di lingua e cultura diverse celebrano insieme l’Epifania del Signore. Essa diviene “Festa dei popoli” venuti da lontano, come i Magi, per adorare Dio e portare l’annuncio ai fratelli. Che questa celebrazione renda più forte la fede dei nostri fratelli migranti perché siano segno di Cristo oggi, nonostante le difficoltà di ogni giorno.
Domenica 6 gennaio 2013 il Cardinale Angelo Scola, alle ore 17.30 ha celebrato la Santa Messa, nel giorno dell’Epifania del Signore, incentrata sulle “Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza”.
Uomini e donne provenienti da tutto il mondo, Filippini e Latino Americani, Singalesi e Rumeni, Albanesi ed Ucraini, Cinesi e Giapponesi, molti gli africani, e tanti altri ancora, hanno riempito di luce, con la loro fede, la loro cultura e le loro tradizioni il maestoso Duomo di Milano, simbolo primo della città.
Ad aprire la celebrazione il canto Venite Fedeli. La prima strofa è stata cantata in lingua italiana, la seconda in lingua francese, la terza in lingua inglese, l’ultima in lingua spagnola; una fusione di lingue che ha accompagnato l’intera celebrazione.
Il canto d’ingresso è stato eseguito dalla Comunità Coreana.
A seguire il saluto dell’Arcivescovo.
Il Kyrie è stato eseguito dalla Comunità Copto – Cattolica, mentre il Gloria dalla Comunità Latino – Americana.
La prima lettura è stata proclamata in lingua inglese; il salmo in lingua francese, la seconda lettura in lingua spagnola. Il canto dell’Alleluia è stato eseguito con straordinario calore dalla Comunità Africana.
Il Vangelo di Matteo (2,1 – 12) letto da un diacono africano è stato proclamato in lingua italiana.

In apertura all’omelia il Cardinale Angelo Scola ha riservato parole di accoglienza e gioia per la loro presenza, a tutte le comunità presenti, portatrici di grande calore, tra le navate dell’austero Duomo di Milano.
Un pensiero particolare è stato rivolto ai più giovani, spesso nati in Italia, con la consapevolezza delle difficoltà che affrontano tutti i giorni, nel frequentare le nostre scuole e nel cercare di inserirsi in un ambiente che non è quello della loro famiglia e delle loro origini.
Difficoltà con cui anche i loro genitori sono costretti a misurarsi ogni giorno, sul posto di lavoro e negli impegni quotidiani. Uomini e donne che hanno lasciato la loro terra e le loro famiglie, per cercare nella grande Milano (come in tutto il nostro paese), di soddisfare i bisogni primari, del lavoro e della realizzazione giorno dopo giorno, di una vita dignitosa, offrendo così un futuro migliore ai loro figli.
Accanto alle difficoltà però vi è la certezza che Dio è vicino nei momenti di prova, e che senza di Lui, il lavoro non ha senso, non si costruiscono le famiglie e non esiste vera festa.
Come il pellegrinaggio dei Magi non fu facile, allo stesso modo anche noi oggi siamo chiamati a cambiare il nostro cuore di fronte al piccolo Gesù fatto bambino, con la grazia della Speranza e dalla Carità, valori autentici della nostra fede. Come San Paolo anche noi dunque dobbiamo imparare a vivere in Sobrietà, Giustizia e Pietà.
Uomini, donne e soprattutto bambini che il Cardinale Scola ha presentato come forze fresche della nuova Milano. Il futuro di questa città, di questo paese, e dell’Europa tutta; un futuro che vede uniti italiani e stranieri, milanesi e uomini provenienti dagli angoli più lontani dei quattro continenti. Un radicarsi che deve essere fedeltà alle origini ed alle tradizioni sotto il grande cielo dell’universalità nella fede.
Non è mancato il riferimento al pranzo tenutosi dopo la celebrazione Pontificale delle ore 11.00. Per la prima volta l’Arcivescovo ha pranzato nei suoi appartamenti, in Arcivescovado, con 12 giovani provenienti da Perù, Filippine, Cina, Togo, Romania ed Ucraina. Un pranzo voluto per dimostrare l’universalità della fede in Cristo, che si manifesta nel giorno dell’Epifania, con l’arrivo dei Magi nella grotta di Betlemme, ed al contempo per poter vedere da vicino il nuovo volto di Milano.
Concludendo l’Arcivescovo ha dichiarato che la celebrazione della “Festa dei Popoli” si è tenuta, volutamente in Duomo, in quanto questo Duomo rappresenta il cuore di Milano, la casa di tutti i milanesi, di tutti i fedeli, a qualsiasi nazionalità o etnia appartengano.

Dopo il Vangelo il canto proposto dalla Comunità Eriterea – Etiope.
Allo scambio della pace, che secondo il rito ambrosiano si tiene all’inizio della Liturgia Eucaristica, la Comunità Latino – Americana ha eseguito il canto Paz Arequipeña. È seguita la Presentazione dei Doni. La danza con cui sono stati portati all’altare: segno tangibile della riconoscenza al Signore, che ci ha donato ogni cosa. Ad accompagnare il canto Accogli Signore le nostre offerte, della Comunità Sri Lankese.
Dopo il Credo, la Comunità Filippina ha eseguito il Santo e l’Acclamazione dopo la Consacrazione, sulle note del brano Si Kristo.
Ad accompagnare la Comunione i canti della Comunità Filippina e Cinese sulle note di Uno strumento della tua pace.
Dopo la Comunione l’Arcivescovo ha accolto accanto a sé tutti i bambini, dai 3 agli 11 anni per la Benedizione. Tutti i piccoli presenti hanno iniziato a correre dirigendosi verso l’altare maggiore, trovando posto accanto al Cardinale Scola. Un’emozione indescrivibile per tutti i presenti.
Bambini provenienti dai paesi più lontani, uniti, tutti assieme, come fratelli, accanto al piccolo bambino nato a Betlemme: “La via che conduce alla gioia perenne, la verità che ci immerge nella luce divina, la fonte inesauribile della vita vera”.


“In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini,
non entrerete nel regno dei cieli.
Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino,
sarà il più grande nel regno dei cieli.
E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.”
Matteo 18, 1 – 5