Coro Parrocchiale di Flambro
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Elucubrazioni notturne di fine anno
Parole e pensieri >> Elucubrazioni notturne di fine anno
Padre Vittorino (31/12/2016)

Chieri, ore 4,12 del 31 dicembre 2016.
    Mi sono alzato da letto per  scrivere quanto  sto pensando da più di un’ora. Normalmente  mi sveglio ogni notte in questo lasso di tempo che trascorro nella mia alcova. Mi costa terribilmente mettermi a scrivere ma lo faccio come sacrificio offerto, non a Dio, che non se ne fa nulla, ma ai  miei amici per dire loro che li penso. Però Dio sa che cosa mi passa per la mente, giacché gli racconto sempre tutto. I miei amici, invece, non lo sanno e mi interessa che mi ascoltino,  una volta all’anno, e così, se vorranno ‘giudicarmi’, lo potranno fare con cognizione di causa.
E’ il mio modo di pregare, di notte, in dialogo con la Trinità: quando dico Dio, intendo la Trinità. E premetto pure che sono poche le occasioni nelle quali trovo la forza di buttarmi giù dal letto, perché mi è dolce rimanervi da sveglio e meditare. Questa volta ho deciso di scrivere la presente ai miei amici non credenti. Però, visto che la fatica ormai la sto facendo, invierò questa mia riflessione notturna anche a chi crede di credere. E non gli farà male.
    Sì, non ci avevo mai pensato prima. Sono moltissime le persone che ho incontrato nel mio ministero e ancora oggi sono numerosi coloro che, dopo avermi conosciuto e scambiato quattro chiacchiere con me, si premurano di avvertirmi di essere non credenti, o atei, o agnostici. Per molti di loro mi sorge il dubbio che conoscano il significato dei termini che usano per definirsi, ma do per scontato che, almeno in senso lato, capiscano quanto dicono.
    Cari amici che, come siete soliti ripetere, non vi sentite credenti, o vi siete allontanati dalla Chiesa, o non vi siete mai entrati, o siete convinti che Dio sia un’invenzione umana e ritenete che sia tempo perso discuterne, non preoccupatevi. Non intendo ‘convertirvi’ e portarvi dalla mia parte. Anche perché non so quale sia la mia parte. Sono molto orgoglioso ma consapevole dei miei limiti. E questa consapevolezza mi rende già meno limitato. Però è un’altra storia e non ho voglia di soffermarmi sui particolari.
Sommessamente, ma con molta convinzione, affermo che sono molte le manifestazioni della nostra fede, qualunque essa sia. Dobbiamo solo chiarire i termini della questione.
    Normalmente nella nostra infanzia siamo stati educati a recepire passivamente gli insegnamenti dei genitori, degli insegnanti, dei preti, dei parenti, dei politici (sic). A mano a mano che siamo cresciuti, tuttavia, abbiamo iniziato a operare le nostre scelte con criteri non troppo condivisibili. Spesso abbiamo optato per tutto ciò che era più utile, immediato, semplice, comodo e via discorrendo. I primi valori che abbiamo scartato, ammesso e non concesso di essere cresciuti in una ‘buona’ famiglia, sono stati  quelli più scomodi proprio perché più impegnativi: tutto ciò che profumava di incenso con le sue derivate. Cioè tutti quegli stimoli che ci sollecitavano a riflettere, a studiare, a discutere, insomma, a trovare una risposta all’unica domanda intelligente che un uomo prima o poi si deve porre: “Ma che (…) ci sto a fare in questo (…) mondo?”
I puntini sostituiscono le parolacce che, nella nostra cul-tura (sic) danno forza al discorso. Io, normalmente, non ne dico e perciò non le scrivo. E visto che, dal momento in cui ho iniziato a scrivere è passata un’ora, vengo alla conclusione, perché mi sono stancato di farmi la predica.     Vorrei tranquillizzarvi  ricordandovi che forse non siete atei (o giù di lì), ma avete solo bisogno di percorrere la via del recupero dell’intelligenza di cui anche voi, come tutti gli uomini normali – e i diversamente abili - siete dotati. Meditare sul senso dell’esistenza non è riservato ai teologi, ai filosofi, ai santi, ai monaci, alle suore, alle nonne, alle persone devote, a coloro che frequentano la chiesa, la moschea,  la pagoda, il tempio e via elencando. E’ dovere di chi vuol diventare semplicemente ‘uomo’. Non considero amico solo chi vive la stessa mia fede, o la pensa come me, o appartiene a qualche associazione di volontariato, o si crede un uomo bravo e buono perché aiuta i poveri o ‘se tutti fossero come me…’ (i puntini non sostituiscono la parolaccia, questa volta).
    Desidero ardentemente conoscere persone che quando mi incontrano mi dicano:
“Vittorino ho un unico problema che mi interessa: che (…) ci sto a fare in questo (…) mondo?”
E io gli risponderei: “Sei sulla buona strada, sei sulla via della fede, continua a cercare e vedrai che troverai anche tu la risposta, come l’ho trovata io. Ho capito che chi vuol diventare se stesso non può che trovare Dio, anche se non lo riconoscerà come tale. Sono certo che chiunque cerca qualcosa è Dio che cerca (anche se non vuole ammetterlo) e non può che incontrare Lui, il Dio di Gesù Cristo, perché non ce n’è un altro. Se sei una persona intelligente, seria e onesta, sei nella fede. Se ti posso essere di aiuto, sai dove trovarmi”.
Sono le ore 6,35 del 31 dicembre 2016.
P.S. Spedisco subito, finché sono ancora un po’ addormentato; se aspetto so che non mi piacerà più. Buon anno                            
P. Vittorino