Intervista al Maestro Stefano Degano
Laura (04/09/2012)   Ritorna all'indice delle News   Versione Stampabile   Condividi su facebook







Nel corso del 2011 hai fondato il Fogolâr Furlan di Gran Canaria, il primo delle Isole Canarie ed oggi l'unico della Spagna. Cosa ti ha spinto a fondare questa associazione?

“Ad oggi il Fogolâr Furlan di Gran Canaria è l'unico dell'arcipelago e della Spagna, ma prima ci sono stati altri tentativi; uno per esempio, era nato a Barcellona ed altri in altre città spagnole, ma poi per vari motivi, sono stati chiusi. Naturalmente se io dovessi decidere di spostarmi da Gran Canaria non penserei mai di chiudere quanto con passione autentica ho fondato, ma lo passerei a qualcun altro. Ritengo che questa sia la cosa più giusta, per offrire un futuro concreto a questa associazione.
L'idea di dare vita ad un Fogolâr Furlan mi era già venuta in mente subito dopo essermi trasferito qui nel 2000. Un intento che poi ho lasciato perdere per molto tempo, fino a due anni fa, quando è nato in me un nuovo stimolo che mi ha dunque portato a creare questa associazione.
Non c'è un motivo unico che mi ha portato a fondare questo gruppo. Quello che probabilmente riassume un po' tutto è la volontà di dare vita ad un PONTE tra quello che vivo qui a Gran Canaria, che però non è la mia terra di origine, anche se mi sono integrato molto bene, ed il Friuli. Quello che cercavo veramente era un contatto con la mia terra.
Maturando si dà più valore ad alcune cose, che magari prima non si consideravano o che si mettevano semplicemente in secondo piano. Ultimamente sento molto più forte in me questo legame con il Friuli. Sono arrivato qui con l'entusiasmo di costruire, ora che ho costruito, entrando in una ideale seconda fase, sento il bisogno di ritrovare un contatto con la mia terra di origine.”

Lasciare la tua terra, per una lontana isola situata nell'Oceano Atlantico non deve essere stato facile, qual è il ricordo o l'immagine più bella che hai del tuo, del nostro Friuli?

“Anzitutto ci tengo a precisare che questa isola, Gran Canaria è un'isola molto grande dove si trova tutto ciò di cui si ha bisogno. È una terra, clima e tradizioni a parte, esattamente come il Friuli. Oggi i mezzi di comunicazione permettono di superare le distanze e anche per questo non mi sento sperduto o isolato dal mondo. L'immagine più bella che porto sempre con me del Friuli è il mio Paese, assieme ai miei affetti.”

Cosa ha significato per te tornare a dirigere nella chiesa dove hai scoperto il tuo talento, dove hai iniziato il tuo cammino?

“Tornare è stato un traguardo molto importante ed al contempo ambizioso, non certo vissuto come un vanto, ma come un'occasione per dimostrare che ce l'ho messa tutta, e che questo era il risultato. Sicuramente le persone che mi vogliono bene hanno apprezzato in modo diverso rispetto al concittadino che mi conosce solo superficialmente.
Tornare è stata una grandissima SODDISFAZIONE.
Era un viaggio atteso non solo da me, ma anche da tutti i miei coristi. Un viaggio alla scoperta della terra del direttore. Questo era il momento giusto.
Mi piace molto intrecciare le cose, e portare “la mia gente” nella mia terra, nel mio Friuli pochi mesi dopo aver fondato il Fogolâr Furlan è stato per me fonte di inestimabile gioia e come già sottolineato grandissima soddisfazione.”

Cosa ha significato per te vivere una serata fondendo il tuo passato, quale diretto del coro parrocchiale di Flambro che mai ti ha dimenticato, ed il tuo presente quale direttore del Coro Schola Cantorum dell'Università di Las Palmas; cantare tutti assieme come un solo grande gruppo con talenti diversi, ma con un'unica grande passione per la musica?

“All'inizio del concerto cercavo di stare tranquillo, ma l'emozione era davvero straordinaria, dopo mi sono rilassato. Era un'esibizione unica nel suo genere, diversa da tutte le altre.
Le sensazioni che ho provato sono emozioni difficili da definire a parole, “un'emozione affettiva”, un'emozione straordinaria frutto anche del modo in cui siamo stati accolti. L'accoglienza che ci è stata riservata da tutta la comunità ha lasciato me e tutti i coristi davvero senza parole. Ne parliamo tutt'oggi.
Per quanto riguarda il coro parrocchiale di Flambro ed il Coro Schola Cantorum non ho mai pensato ad una competizione o ad un confronto, sono realtà molto molto diverse. Ho sempre pensato soltanto a TRASMETTERE QUALCOSA.
Ciò che mi è rimasto di questa esperienza unica nel suo genere è L'IMMAGINE DI AFFETTO RECIPROCA.”

Il tuo percorso professionale è stato una continua ascesa. C'è qualcosa che ancora oggi, in quella che da passione è diventata una professione, vivi come quando eri agli albori quale direttore del coro parrocchiale di Flambro? Un insegnamento, un'accortezza, un'emozione, che non hai mai dimenticato?

“Ciò che sento ancora dentro ieri, come oggi è la straordinaria PASSIONE, che secondo me è la cosa fondamentale, senza la passione rimane ben poco. Poi c'è la DEDIZIONE fondamentale per proseguire. La Musica ha la straordinaria capacità di unire, in primis nel canto corale.
TRASMETTERE SENTIMENTI, questo ho appreso da corista e direttore del coro parrocchiale di Flambro, ed è quello che faccio ancora oggi.
Un'altra cosa che ritengo importantissima è L'UNITÀ DEL GRUPPO, anche se professionalmente si possono sempre apportare dei miglioramenti, la coesione è uno dei primi obiettivi da perseguire. Mi è stato più volte detto che ho questo carisma naturale che mi permette di tenere unite le persone, non un vanto, ma un dono, un talento naturale.”

Grazie Stefano e Buon lavoro